Il capospalla secondo Blauer: classico americano, ma sostenibile

Abbiamo incontrato Enzo Fusco, presidente di FGF Industry, che si appresta a conquistare i mercati del Far East.

Un brand espressione del workwear americano, nato a Boston nel 1936 per fornire capi tecnici alla polizia e alla marina, oggi rinnova il concetto di uniforme rispettando il proprio heritage. Blauer USA propone capi pensati per vestire uomini indipendenti, cosmopoliti e sensibili alla qualità, all’autenticità e alla ricerca di materiali pregiati e performanti. All’imminente Pitti Uomo 95 per l’autunno inverno 2019 2020 Blauer USA presenta una collezione che rinnova il legame tra il brand e le sue origini, legate alle uniformi delle forze dell’ordine americane.

Capispalla in diverse lunghezze dall’impronta police, in taslan light impermeabile, riprendono le caratteristiche dei modelli originali – tasche, dettagli in pile e vestibilità classica – per un utilizzo urban. Tra i must have c’è il parka, ispirato alle spedizioni transantartiche, che ha un aspetto sportivo grazie a dettagli riflettenti, rinforzi in taslan in contrasto colore, tasconi frontali oversize. L’utilizzo del taslan per altri pezzi della collezione come elemento di inserto in combinazione con la lana fantasia blackwatch conferisce a questi modelli un look street e invernale.

Immancabili, infine, le giacche in pelle in cui si sperimentano sempre nuovi trattamenti. La linea city comprende capi in pelle di agnello e di pecora trattata a mano, cerata o dall’aspetto vintage, per un look autentico dalla forte personalità. Abbiamo incontrato Enzo Fusco, designer-imprenditore, presidente di FGF Industry, per farci raccontare lo sviluppo del brand.

Come riesce a rinnovare l’idea del workwear, mantenendo il vostro DNA?

Sono sempre stato attento all’America, soprattutto per quanto concerne la parte militare. Le divise mi hanno sempre attratto e ho parecchi capi presi in giro per il mondo. Questa è stata un po’ la partenza del marchio Blauer. Siamo partiti proprio con il DNA della polizia, poi c’è stato un evolversi e comunque cerchiamo di essere i più americani possibile, producendo anche in Europa, ma mantenendo un’immagine statunitense. Noi siamo molti attenti e cerchiamo di fare il meglio mantenendo la nostra immagine. Facendo diversi articoli non è facile, però è anche un po’ la nostra fortuna soprattutto d’estate, quando la giubotteria viene comprata meno noi riusciamo a vendere comunque le polo, le T-shirt, le felpa o i pantaloni e non tutti i marchi riescono, molti sono troppo legati al capospalla.

Quali saranno le novità che presenterete a Pitti Uomo?

Per noi una delle novità è la piuma. Il piumino è come il jeans, non passa mai di moda. Inoltre è troppo comodo e pratico per essere sostituito. Se un uomo non indossa un bel cappotto di cashmere è obbligato a mettersi un piumino, al massimo un parka. Ciò a cui diamo continuità è questa piuma riciclata che ci permette di essere più sostenibili possibile, anche il nylon viene riciclato dalla plastica, che poi sciolta viene filata. Abbiamo inserito una piuma sintetica di qualità, traspirante, che riesce a mantenere una certa temperatura corporea. Cerchiamo di dare qualità, mantenendo un prezzo accessibile. L’azienda è italiana e il processo di riciclo funziona così: prendono le coperte dei piumini, le aprono, recuperano la piuma la disinfettano e la rimettono in vendita, però così facendo riusciamo a mantenerci rispettosi dell’ambiente. Non trascuriamo comunque il mondo parka, che ci permette di esprimerci bene, abbiamo sviluppato dei materiali nuovi. Oltre al nostro solito taslan, che è un tessuto impermeabile, abbiamo fatto dei capi in neoprene che stanno funzionando molto bene. Lo abbiamo anche trasferito nel mondo della piuma con ottimi risultati, perché hai un capo tecnico ma allo stesso tempo fashion. E poi abbiamo la pelle, dove siamo in crescita. Le novità si trasferiscono anche in questo settore con nuovi trattamenti dei pellami, il nuovo ecologico, la piuma riciclata, il neoprene, un tessuto tecnico per una vita urbana.

I vostri best seller sono quindi i piumini?

Purtroppo e per fortuna sì, credevo la tendenza cambiasse un po’, ma ad ogni stagione se ne vendono di più.

E nell’abbigliamento, quali sono i capi più richiesti?

Abbiamo notato che c’è una fetta di mercato interessante nella maglieria, un settore dove c’è ancora spazio per sviluppare nuovi prodotti. Poi di sicuro felpa, che ora viene acquistata da clienti di tutte le età, ed è un vero passepartout.

Come si stanno evolvendo i gusti dell’uomo?

Noi siamo fortunati perché vestiamo il ventenne, ma anche il quarantenne, l’uomo in giacca e cravatta dal lunedì al venerdì, che poi il sabato e la domenica si mette un jeans e un giubbotto. Di sicuro oggi è molto cambiato il modo di vestirsi. L’uomo sta spendendo un po’ di più rispetto a una volta e al giorno d’oggi segue la tendenza.

Quali sono i progetti per il futuro?

Vogliamo partire da gennaio con una distribuzione in America, Cina e Corea, dove non siamo ancora presenti. Abbiamo iniziato da poco in Giappone, dove in primavera apriremo il primo negozio monobrand. Non abbiamo un progetto retail perché altrimenti dovremmo far entrare un fondo, ma preferiamo andare avanti con le nostre forze e con tempistiche più lunghe. Pensiamo di partire già a gennaio con mercati americani e canadesi. Blauer è di Boston e stiamo pensando di aprire un monobrand proprio lì, un progetto ambizioso che rappresenterebbe un grosso passo in avanti per la nostra immagine.

 

 

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Fonte : https://www.esquire.com/it/stile/moda-uomo/a25584212/giubbotti-uomo-blauer/