Erika Cavallini. “Miseria e nobiltà”, il leitmotiv di un autunno-inverno diverso

La stilista va oltre il concetto di “riuso” con abiti che sembrano provati dal tempo Parola chiave è il “rattoppo” nella logica che tutto si rigenera e nulla si distrugge

 

“Miseria e Nobiltà”. Con questo titolo, ripreso dalla celebre commedia teatrale di Eduardo Scarpetta e poi dell’altrettanto celebre film con Totò, Erika Cavallini ha voluto andare oltre il concetto di “riuso” degli abiti nelle sue creazioni per questo autunno-inverno. Ciò che la stilista ha voluto trasmettere attraverso una collezione portata in passerella da donne comuni di tutte le età e conformazioni fisiche, perfettamente amalgamate con le modelle di professione, è la dignità e la conservazione dell’eleganza, dell’anima che i vestiti vecchi, strappati, rammendati, lisi da anni di usura, preservano ancora. «Le mie donne sono vere, la mia storia, la mia moda, i miei capi devono essere indossati da tutte le donne. Sulla passerella non c’erano solo modelle professioniste, c’erano amiche, giornaliste, un’attrice, due amiche di Parigi ex modelle; non è solo l’età, ma la diversità tra di loro che rende la mia collezione speciale» ha dichiarato la stilista alla fine della sfilata. È il racconto di una nobiltà in decadenza che però non ha perso il proprio scintillio, o meglio: un sentimento di nobiltà decaduta e decadente, una memoria del lusso che fu e che ancora può essere, se adeguatamente “aiutato” da nuovi innesti che rendono gli abiti autentici e ricchi di significato. Una dicotomia tra abbandono e recupero, tra memoria e progetti futuri. Ma attenzione: non è un elogio del vintage o un viaggio nella memoria salendo in soffitta e aprendo i vecchi bauli della nonna. È più un amalgama di momenti di vita passati che vogliono tornare attuali, in un movimento circolare come è il tempo nella concezione filosofica antica, in cui i cappotti tinti in lana cotta, in filo bouclé o in tweed sono stati rattoppati insieme a casaccio, come spesso accade con i ricordi del passato, assemblati con cuciture asimmetriche e con diversi tessuti, tutti portati al rovescio. Grandi gioielli di strass, come fossero antichi cimeli di famiglia, sono indossati non per vezzo, ma per coprire i buchi creati dall’usura su maglioni di mohair oversize lavorati a mano o appuntati sulle profonde scollature di abiti da sera e sulle pantofoline in pelle o raso in ricordo di un glorioso retaggio, ma ora indossati casualmente nel quotidiano. Buchi dai quali intravediamo rattoppi fatti con tessuti simili, ma differenti da quelli sui quali sono eseguiti. I maglioni, dall’effetto volutamente infeltrito dato alle lane crude, sono indossati anche sopra a completi maschili dai tagli sartoriali impeccabili o su pantaloni dalla linea fluida. Gli abiti hanno un taglio scivolato con una allure fané, stropicciati, sono arricchiti con pizzi trasparenti (questi sì di ispirazione vintage, sbriciolati) e hanno gli orli scuciti, lasciati volutamente “a penzoloni”, così come le fodere strappate e sdrucite sono lasciate a vista a memento del passare del tempo, rappresentando il leitmotiv della collezione. Già si poteva intuire molto di questa lettura della collezione dalla scelta della palette dei colori che comprende toni neutri, caldi e freddi, verdi, marroni e rosa con nuance alternate e contrasti intensi. Luci e ombre date dall’alternanza di materiali opachi e lucidi. Collezione che ha come parole chiave rattoppo, rammendo, recupero, grazie alle quali nulla si getta, ma tutto si rigenera, nulla si distrugge, ma tutto si ripara.

 

 

di m. vittoria melchioni

Fonte : http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2018/10/29/news/erika-cavallini-miseria-e-nobilta-il-leitmotiv-di-un-autunno-inverno-diverso-1.17396224